giovedì 31 luglio 2014

Le strade della comunicazione politica

SOLANAS - Casa di Don BoscoCagliari

L’ultima relazione della mattina è stata introdotta da Andrea Mameli, del CRS4, un centro di ricerca d’avanguardia nato negli anni ’90 per offrire alla Sardegna delle possibilità di sviluppo innovative differenti da quelle tradizionali (pastorizia, industria pesante…). Il CRS4 focalizza la propria attività su quattro settori, dei quali è leader a livello nazionale: energia ambientale, bioinformatica, biomedicina e datafusion (trasmissione informatica di ingenti quantità di dati). 

La parola è passata poi al professor Paolo Benanti (T.O.R.), esperto, tra le altre cose, di applicazione dell’etica nei diversi campi del sapere (neuroetica, tecnoetica…). L’approccio di Benanti è soprattutto problematizzante, e l’argomento è di altissima attualità: in quale modo la comunicazione 2.0 influisce sulla partecipazione politica in particolare e sulle modalità di relazione in generale?


Una certa corrente propria soprattutto delle grandi società di comunicazione sembrerebbe affermare che la rete sia uno strumento strutturalmente positivo, tutt’al più neutro, rispetto alle possibilità di relazioni umane. Ma l’esperienza a volte dimostra che un’iperconnessione virtuale può portare a una disconnessione dal reale, causata soprattutto dall’assuefazione alla gratificazione ricercata, non sempre ottenuta.

D’altra parte il web ha aperto le porte a nuove forme di lavoro creativo: web master, community manager, tecnici video … Ma come ogni ramo lavorativo, ha già creato una certa forma di “classe proletaria” sfruttata: giovani e meno giovani che creano siti e database senza alcun tipo di tutela contrattuale, lavorando senza sosta per guadagni modesti.

L’impatto più significativo del web 2.0 sulla vita ordinaria del cittadino è sicuramente una forma di partecipazione della democrazia digitale, chiamata da Benanti “democrazia liquida”. Di volta in volta, il cittadino attraverso la rete può decidere personalmente o delegare esperti riguardo ad una determinata questione. Ma questa modalità lascia irrisolti gli stessi punti che cerca di risolvere: chi ne ha la competenza? Chi gestisce la delega? È ancora democrazia, oppure è una sua imitazione?



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