mercoledì 30 luglio 2014

La formazione della coscienza nella vita sociale

SOLANAS - Casa di Don BoscoCagliari

La seconda giornata si è aperta con il contributo dell’On. Savino Pezzotta.
L’intervento dell’onorevole inizia con un breve confronto tra la società industriale e quella post industriale, accompagnato da alcuni aneddoti sulla sua esperienza personale da operaio in fabbrica.

In quel particolare periodo storico si ragionava poco sulla coscienza personale mentre si era più concentrati su una dimensione sociale della necessità. L’industria era vita per la coscienza degli operai.
 “Da giovane operaio, pensavo solo al mio lavoro. Stare in fabbrica era una vita da cani, sopraffazione e subordinazione erano enormi, ogni libertà era oppressa. Però mentre vivevo questa condizione, seguivo gli insegnamenti del mio parroco riguardo la DSC. In particolare mi interessava la Rerum Novarum, e come affrontava la questione operaia all’avvento del capitalismo. Ascoltavo inoltre i radio messaggi di Pio XII sul lavoro e la tecnica.
Credo di aver capito i meccanismi di oppressione della fabbrica, grazie proprio all’insegnamento della Rerum Novarum. Da quel momento mi sono iscritto ad un sindacato, visto come strumento, compagnia, fraternità (degli oppressi).”
Da qui la lezione dell’importanza di assumersi le proprie responsabilità, del passaggio fondamentale dall’ “io” al “noi”.



Dall’incontro con gli altri nasce la dimensione etica. La coscienza è qualcosa di intimo, che non va relegata esclusivamente alla sfera individuale. I principi fondamentali per far fiorire un’adeguata coscienza sociale sono:

  • La relazione con gli altri. Il confronto aperto dei cattolici nella società pluralista
  • Informarsi con spirito di discernimento
  • Non cancellare le esperienze passate guardando solo al presente (no al presentismo)
  • Non agitare i propri principi cristiani “come una clava”
  • Garantire l’obiezione di coscienza, che indica libertà di coscienza (come dovrebbe essere in tutte le democrazie, in quanto territorio del pluralismo).

 “La coscienza ben formata è un impegno politico”. Il vivere associato delle persone significa fare esercizio di coscienza, secondo il principio del Bene Comune. C’è bisogno di un’autentica religiosità, aperta alle diversità. C’è necessità di una spiritualità che non si disincarni. Solo una dimensione spirituale ci può riportare alla dimensione politica, al destino comune. Una società disincarnata, concentrata sull’Io, finisce con l’ingiustizia.
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