Relazione del Prof. LeonardoBecchetti (docente di economia presso la facoltà di economia dell’università di
Roma Tor Vergata): “Gli equilibri tra imprese, cittadini e
istituzioni nell’economia globale. Le soluzioni per il bene comune”
Becchetti apre con una premessa di metodo,
affermando come la via da seguire sia quella di partire dai principi per poi
applicarli al contesto, contesto che oggi particolarmente si rivela sempre
mutevole. È relativamente facile enunciare i principi, sono sempre quelli: il
primato della persona, la sussidiarietà, l'opzione preferenziale per gli ultimi
... La vera cosa interessante è capire come questi principi si
applichino poi al contesto: possiamo finire col far dei danni se le ricette cui
perveniamo si rivelano sbagliate. Una volta trovate le soluzioni non abbiamo
ancora finito: resta da capire perché quest soluzioni non trovino
applicazione, che cosa ci possa aiutare ad andare verso la soluzione.
Qual è il contesto in cui ci muoviamo, quando parliamo di economia globale e bene comune? Il mondo
odierno è molto bravo a "far cose"; ringraziando il progresso
tecnologico abbiamo infatti una crescita spaventosa del 4-5% annuo per l'aggregato
mondiale. Tuttavia la crescita è mal distribuita. Un bene nel quale non riusciamo a investire e progredire è la relazionalità. Per esempio la fiducia, che
è tra le cose più difficili da costruire, è importantissima per l'economia (si
veda l'esempio della recente trattativa per la Grecia), in quanto può ridurre i costi transitivi.
Il tema del progresso umano è dunque per noi molto più affascinante del tema del progresso tecnologico: si può dire che quest'ultimo ormai cammini da sé. Il grosso problema non è riuscire a creare ricchezza, ma la capacità di distribuirla.
Il tema del progresso umano è dunque per noi molto più affascinante del tema del progresso tecnologico: si può dire che quest'ultimo ormai cammini da sé. Il grosso problema non è riuscire a creare ricchezza, ma la capacità di distribuirla.
Nel mondo
è in atto una rivoluzione, due diversi tipi di conoscenza si
distinguono: la conoscenza codificata e la conoscenza generativa.
La conoscenza codificata consiste nella ripetizione della stessa operazione nello stesso identico modo più e più volte, compito oggi demandato alle macchine o a manovalanza a bassissimo costo. Su questo terreno l'Italia è chiaramente sconfitta, e nelle condizioni presenti non possiamo infatti pagare i lavoratori un dollaro al giorno come i Paesi emergenti o del terzo mondo (come la Cina o altri paesi con salari ancora più bassi). La Sardegna e il tarantino negli anni '50 e '60 puntarono molto su questo tipo di conoscenza (grandi complessi industriali siderurgici), per poi finire schiacciati nei decenni successivi da Paesi più poveri con salari decisamente più bassi nello stesso settore. Il lascito sono state grandi cattedrali nel deserto nel nostro territorio.
La conoscenza codificata consiste nella ripetizione della stessa operazione nello stesso identico modo più e più volte, compito oggi demandato alle macchine o a manovalanza a bassissimo costo. Su questo terreno l'Italia è chiaramente sconfitta, e nelle condizioni presenti non possiamo infatti pagare i lavoratori un dollaro al giorno come i Paesi emergenti o del terzo mondo (come la Cina o altri paesi con salari ancora più bassi). La Sardegna e il tarantino negli anni '50 e '60 puntarono molto su questo tipo di conoscenza (grandi complessi industriali siderurgici), per poi finire schiacciati nei decenni successivi da Paesi più poveri con salari decisamente più bassi nello stesso settore. Il lascito sono state grandi cattedrali nel deserto nel nostro territorio.
Oggi
bisogna dunque ricollocarsi nel settore della conoscenza generativa: quella conoscenza che richiede uno sforzo dell'intelligenza sempre diverso per
ogni nuovo pezzo che si produca (si pensi a servizi quali quello fornito dal
medico, dall'avvocato, dall'innovatore). Nell'azienda italiana Loccioni
(collaudi su pezzi di ricambio) abbiamo ad es. cosiddetti operai che in realtà
sono dei softwaristi, dei piccoli ingegneri, persone che devono adattare e
applicare dei programmi informatici a situazioni diverse.
È qui che
poi entra in gioco il problema della distribuzione: siccome una comunità
sociale non può andare a comporsi all'istante, per il 100%, di professionisti
della conoscenza generativa, purtroppo si avrà nella transizione molta gente
che uscirà da quei settori, nei quali si produceva in maniera standardizzata e
che ormai saranno fuori mercato, e ci si dovrà occupare dunque di come
ricollocare queste persone: ecco il tema fondamentale della copertura
universale della disoccupazione (reddito minimo, sussidio di disoccupazione,
reddito di cittadinanza, ecc.), presente in moltissimi Paesi, Italia
esclusa. Parallelamente a questo sussidio dovremmo ovviamente stimolare i
beneficiati a formarsi a questa nuova professionalità generativa, al
learning-by-doing, al problem-solving; ciò implica anche un cambiamenti nel
mondo della scuola, affinché insegni a risolvere i problemi anziché solo a
imparare un insieme di nozioni a memoria da ripetere a memoria.
Marcello Iovane
@Marcello_Iovane