giovedì 31 luglio 2014

Economia di comunione

SOLANAS - Casa di Don BoscoCagliari

È veramente possibile concepire una nuova forma di economia in grado di rimettere al centro la persona nella sua interezza? Oppure è solo il diktat del profitto a muovere l’imprenditore? Il contributo del Prof. Argiolas evidenzia un nuovo modo di intendere l’economia, ovvero l’economia di comunione, che introduce un disegno di uomo e società alternativo all’imperativo economico per eccellenza: il profitto. 

Attenzione! Si tratta di riformulare, non sovvertire. Perché con questa nuova forma di economia, riconducibile per ampi tratti alla concezione economico-sociale del Prof. Becchetti, il conseguimento del profitto non è precluso, bensì è rivisto il modo con cui si giunge ad esso. Le imprese oggi, fortemente condizionate dalla crisi finanziaria europea e dall’eccessiva pressione fiscale, non sono più in grado di prescindere da questa visione “profitto-centrica”. 


L’approccio “profitto-centrico” potrebbe funzionare se la prospettiva di fondo fosse “short-looking”. Ad esempio, per rientrare da investimenti o acquisti devo necessariamente conseguire dei ricavi. Il problema però è se questa policy imprenditoriale persiste anche nel lungo periodo: una multinazionale di grandi dimensioni, se ha come unico imperativo quello di incrementare continuamente le entrate e ridurre i costi, porrà questo come unico target del proprio agire imprenditoriale prescindendo da tutti gli altri aspetti. Ma qual è (o quale dovrebbe essere) la vera priorità? Il proprio benessere o il bene comune? Il focus principale sono io o chi mi sta accanto?

Il problema di fondo, evidenziato da Argiolas, è di matrice culturale. Persiste oggi l’idea che il bene comune non sia sinonimo di ritorno economico anzi, è un rischio ulteriore che solo imprese solide e di grandi dimensioni sono in grado di sostenere. Il recente tracollo finanziario e la crescente diffidenza delle banche ad erogare credito alle piccole-medie imprese, contribuisce a rigenerare questa visione troppo “miope” della realtà, che non va al di la dei propri limiti. 


Il concetto di economia civile allora può essere utile in tal senso. Essa riguarda anzitutto la società civile e il suo modo di essere all'interno di un mercato e di una società. Per “umanizzare” l’economia bisogna umanizzare l’impresa e per far ciò abbiamo bisogno di ciò che Barnard chiama “condizioni di comunione”: solidarietà, integrazione sociale, socievolezza e sicurezza sociale. La comunione, quindi, è fare spazio all'altro e ricevere spazio nell'altro, condividendo azioni ed intenzioni (Bernard). I suoi tratti distintivi sono la libertà (ovvero contrarietà a qualunque imposizione), la pluralità (intesa come diversità e ricchezza) e l’universalità, cioè il bene comune come fine del mio agire. 

A partire da questi elementi, si può ricreare uno stile manageriale diverso, basato su pilastri comuni e che impiega strumenti comuni. Sono in tutto 3. Vediamoli in dettaglio.
  1. Alla prima categoria appartengono senza dubbio la necessità del Dialogo, punto d’incontro tra l’ascolto e la parola e dal cui equilibrio discende la sua efficacia. 
  2. La Fiducia, dal latino fides = “corda”, ovvero quel ponte che lega interiormente due persone e dalla cui mancanza scaturisce l’opportunismo. 
  3. La Reciprocità, che può essere condizionata (come un contratto giuridico), parzialmente incondizionata (secondo il principio do ut des) oppure incondizionata (fondata sulla gratuità). 
A partire da questi principi ispiratori, unitamente agli strumenti di Comunione, come la condivisione di esperienze e conoscenze in seno agli imprenditori, il colloquio periodico ed insistito con i dipendenti e la scelta di una mission aziendale improntata al bene comune, si può giungere alla costituzione di un’impresa socialmente orientata alla vocazione comunitaria per sua stessa natura. 

Partendo quindi da una visione d’impresa, non più vincolata alla sopravvivenza economica nel breve periodo, bensì al “vivere-bene” comunitario, si giunge all'elaborazione di un modello d’impresa socialmente orientato in grado di rispondere ad una  “vocazione comunitaria”. Solo così l’economia può cambiare, solo così l’uomo possiamo realizzare un’economia fondata sulla dignità delle persone.


#economiacomunione
#FILcontraPIL
#profitto
#solanashopes
#DSC

Nessun commento:

Posta un commento