domenica 19 luglio 2015

Per una coscienza della democrazia che nasce dal basso

Il primo incontro della seconda edizione della Summer School. Solanas 2015                                                              

Sua Eccellenza Monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, ha degnato l’assemblea della sua presenza, mostrando il suo pieno appoggio all’iniziativa e augurandosi che possa divenire una tradizione. Nel suo brevissimo intervento ha spiegato che progetti di questo genere svolgono un ruolo fondamentale nell’espansione della conoscenza del patrimonio culturale della DSC.

In seguito ad una concisa introduzione di Federica Ibba, presidente dell’associazione “Pro Libera Civitate”, che ha svolto il ruolo di moderatore, è intervenuto Monsignor Mario Toso, vescovo di Faenza – Modigliana e già segretario del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace.

Ha voluto specificare che il suo intento era quello di offrire suggestioni su cui lavorare e non di inquadrare delle strade già perfettamente definite. Per Toso il punto principale è che la democrazia si può rinnovare con una solidità etica a partire dalla sua essenza e quindi dall’interno.

La riforma della democrazia contemporanea esige che ci si riappropri della democrazia, così da renderla il più possibile “dal popolo, del popolo e per il popolo”. Una democrazia che parte dal basso può essere l’antagonista di una politica in decadenza, ormai sempre più populista, oligarchica ed elitaria.

Toso ha affermato il bisogno della democrazia di essere ripensata e riprogettata a partire dalla società civile, perché è da essa che nasce la società politica e da essa è ispirata. Infatti la società civile non può essere distintamente separata dalla società politica, perché in democrazia le due in fondo sono una cosa sola e si influenzano a vicenda. Ciononostante, è altrettanto importante che la società politica riacquisti vigore e anche fiducia perché possa svolgere il proprio compito di bene comune senza dover essere soggetta a continue diffamazioni.

Partire dal basso non si tratta tanto di un luogo quanto di una condizione: l’essere uomini, e dunque guardare alle persone concrete, ripartire da una sincera ricerca del bene comune e d’essere popolo con una rinnovata coscienza sociale. Questo implica una coscienza che deve includere tutti, anche quelli di differenti religioni, perché tutti devono considerarsi fratelli e aiutarsi tra loro.

In modo da formare una nuova coscienza sociale c’è bisogno di superare le divisioni ideologiche e sociali per venirsi incontro e stabilire una serie di valori condivisi. Questa sarebbe la giusta via per creare una piattaforma su cui far ripartire una democrazia funzionale ed inclusiva. Inoltre per favorire una vera democrazia occorre dotarsi di un orizzonte utopico condiviso, e ci dev’essere anche un senso originario della partecipazione che ci faccia sentire popolo.

A parere di Monsignor Toso necessitiamo di cittadini coscienti della propria vocazione al bene comune, che sappiano incentivare al dialogo e alla cultura dell’incontro. I cattolici –secondo Toso- non sono esclusi da questa logica della reciproca comprensione; devono trovare un punto d’incontro con le altre comunità, di qualunque credo (ad esempio la sempre più numerosa comunità musulmana), e stabilire un dialogo.


La libertà è certamente un valore fondamentale ma non può essere inteso come valore assoluto e fine della società. La libertà deve divenire responsabilità e dev’essere in vista del bene comune. Non liberazione da qualcosa, quindi, ma libertà per donarsi; si è liberi per compiere il bene comune, perciò la libertà deve rispettare quella degli altri.

Infine il vescovo di Faenza ha concluso ribadendo che i cattolici non sono inadeguati al dibattito pubblico come li si accusa di essere, perché si fondano su un concetto di ragione integrale e si battono ragionevolmente per quelle verità della Rivelazione comprensibili col mero intelletto. Non a caso i cattolici non agiscono irrazionalmente. Chi invece fatica a usare la retta ragione sono i laicisti, offuscati dall’ideologia e imbevuti di pregiudizi anticristiani. Questi ultimi, infatti, a forza di accusare i cattolici di bigottismo e rinchiudendoli all’interno di molte altre categorie tanto denigratorie quanto infondate, si mostrano veramente intolleranti poiché in sostanza vogliono negare il diritto di espressione a chi possiede un’opinione diversa dalla loro.



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