Il primo incontro della seconda
edizione della Summer School. Solanas 2015
Sua Eccellenza
Monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, ha degnato l’assemblea della
sua presenza, mostrando il suo pieno appoggio all’iniziativa e augurandosi che
possa divenire una tradizione. Nel suo brevissimo intervento ha spiegato che progetti
di questo genere svolgono un ruolo fondamentale nell’espansione della
conoscenza del patrimonio culturale della DSC.
In seguito ad
una concisa introduzione di Federica
Ibba, presidente dell’associazione “Pro Libera Civitate”, che ha svolto il
ruolo di moderatore, è intervenuto Monsignor Mario Toso, vescovo di Faenza –
Modigliana e già segretario del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace.
Ha voluto
specificare che il suo intento era quello di offrire suggestioni su cui
lavorare e non di inquadrare delle strade già perfettamente definite. Per Toso
il punto principale è che la democrazia si può rinnovare con una solidità etica
a partire dalla sua essenza e quindi dall’interno.
La riforma
della democrazia contemporanea esige che ci si riappropri della democrazia,
così da renderla il più possibile “dal
popolo, del popolo e per il popolo”. Una
democrazia che parte dal basso può essere l’antagonista di una politica in
decadenza, ormai sempre più populista, oligarchica ed elitaria.
Toso ha
affermato il bisogno della democrazia di essere ripensata e riprogettata a
partire dalla società civile, perché è da essa che nasce la società politica e
da essa è ispirata. Infatti la società
civile non può essere distintamente separata dalla società politica, perché
in democrazia le due in fondo sono una cosa sola e si influenzano a vicenda.
Ciononostante, è altrettanto importante che la società politica riacquisti
vigore e anche fiducia perché possa svolgere il proprio compito di bene comune
senza dover essere soggetta a continue diffamazioni.
Partire dal
basso non si tratta tanto di un luogo quanto di una condizione: l’essere
uomini, e dunque guardare alle persone concrete, ripartire da una sincera ricerca
del bene comune e d’essere popolo con una rinnovata coscienza sociale. Questo
implica una coscienza che deve includere tutti, anche quelli di differenti religioni,
perché tutti devono considerarsi fratelli e aiutarsi tra loro.
In modo da
formare una nuova coscienza sociale c’è bisogno di superare le divisioni
ideologiche e sociali per venirsi incontro e stabilire una serie di valori
condivisi. Questa sarebbe la giusta via per creare una piattaforma su cui far
ripartire una democrazia funzionale ed inclusiva. Inoltre per favorire una vera
democrazia occorre dotarsi di un orizzonte utopico condiviso, e ci dev’essere
anche un senso originario della partecipazione che ci faccia sentire popolo.
A parere di
Monsignor Toso necessitiamo di cittadini coscienti della propria vocazione al
bene comune, che sappiano incentivare al dialogo e alla cultura dell’incontro.
I cattolici –secondo Toso- non sono esclusi da questa logica della reciproca
comprensione; devono trovare un punto
d’incontro con le altre comunità, di qualunque credo (ad esempio la sempre
più numerosa comunità musulmana), e stabilire un dialogo.
La libertà è
certamente un valore fondamentale ma non può essere inteso come valore assoluto
e fine della società. La libertà deve
divenire responsabilità e dev’essere in vista del bene comune. Non
liberazione da qualcosa, quindi, ma libertà per donarsi; si è liberi per
compiere il bene comune, perciò la libertà deve rispettare quella degli altri.
Infine il
vescovo di Faenza ha concluso ribadendo che i cattolici non sono inadeguati al
dibattito pubblico come li si accusa di essere, perché si fondano su un
concetto di ragione integrale e si battono ragionevolmente per quelle verità
della Rivelazione comprensibili col mero intelletto. Non a caso i cattolici non
agiscono irrazionalmente. Chi invece fatica a usare la retta ragione sono i
laicisti, offuscati dall’ideologia e imbevuti di pregiudizi anticristiani.
Questi ultimi, infatti, a forza di accusare i cattolici di bigottismo e
rinchiudendoli all’interno di molte altre categorie tanto denigratorie quanto
infondate, si mostrano veramente intolleranti poiché in sostanza vogliono
negare il diritto di espressione a chi possiede un’opinione diversa dalla loro.
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