lunedì 20 luglio 2015

Discernimento spirituale: il segreto per formare Donne e Uomini in politica

  L’intervento di Francesco Occhetta (giornalista politologo di Civiltà Cattolica), ha riguardato aspetti che a prima impatto potrebbero sembrare estranei alla vita politica ma che in realtà ne costituiscono il cuore: i desideri come motori delle azioni degli uomini e il loro discernimento.

  Il desiderio occupa nella vita dell’uomo un posto fondamentale, servono a far capire verso quale meta orientare le vele e navigare. “Siamo fatti di desideri. L’uomo è capace di gustare la vita se nell’ascoltarli prova una pace profonda che gli dice: io posso viverli”. Distinguere e dare nome ai desideri è colmare un vuoto nel realizzarli. La malattia del nostro tempo sembra essere proprio l’assenza di desiderio, specialmente nei più giovani.

  Cos’è il desiderio? E’ qualcosa che tocca profondamente i nostri affetti, ma non è emotività, non è pura passione, né un bisogno; il vero desiderio si riconosce perché non si spegne, arde senza consumarsi, dà la forza di superare grandi difficoltà,chiede grandi rinunce che non sono mai impossibili.

  Come coltivarlo? Ripercorrendo la propria vita, condividendo con un amico, una guida, la propria storia, lasciandosi ascoltare e facendosi accompagnare.

  Il discernimento, quel setacciare, distinguere, capire le voci della nostra coscienza diventa dunque uno strumento essenziale. Occhetta ha a questo punto citato alcuni passi degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola: “Quando vai di male in peggio, il messaggero cattivo di solito ti propone piaceri apparenti facendoti immaginare piaceri e godimenti, perché tu persista e cresca nella tua schiavitù. Invece il messaggero buono adotta il metodo opposto: ti punge e rimorde la coscienza, per farti comprendere il tuo errore” (n. 314). Il male cerca di corromperti offrendoti la strada più facile e veloce che ti dà piaceri di breve durata, che ti rendono schiavo, senza mai appagarti ma anzi usandoti.

  “Quando sei desolato, non fare mai mutamenti. Resta saldo nei propositi che avevi il giorno precedente a tale desolazione, o nella decisione in cui eri nella precedente consolazione. Infatti, mentre in questa ti guida di più lo spirito buono, nella desolazione ti guida quello cattivo, con i consigli del quale non puoi imbroccare nessuna strada giusta” (n. 318). Proprio perché il desiderio non è solo emozione, le scelte importanti non devono mai essere prese durante momenti di tristezza e desolazione; in queste situazioni di dubbio, occorre attendere che torni il sereno, condizione in cui riusciamo a vedere meglio l’orizzonte e la direzione che dobbiamo intraprendere.

  Il politologo gesuita ha proseguito il suo intervento offrendo la sua visione sui temi prioritari che la società dovrà affrontare nel prossimo futuro. Per primo il rapporto tra fede e laicità, specialmente dopo i tragici eventi di Parigi; occorre capire qual è l’incontro possibile tra le religioni e la società laica, partendo dalle grandi domande che ci accomunano: quale dialogo? Quale diritto? Cosa condividiamo?

  In secondo luogo è necessario che sia rimesso al centro delle scelte politiche l’uomo, nella sua identità più profonda; è molto diffusa nella classe politica l’assenza di una visione antropologica specifica: che uomo vogliamo costruire? In questa epoca storica è infatti necessario colmare il gap culturale rispetto alle nuove categorie del post-umanesimo.

  In conclusione, padre Occhetta ci lascia un metodo articolato in più tappe per vivere l’impegno politico:
1.     Lettura del contesto in cui viviamo
2.     Lettura critica della propria esperienza, inquadrandola in un’ottica di impegno politico
3.     Agire insieme dandosi forza a vicenda
4.     Essere capaci di valutare quanto fatto e farsi valutare dagli altri
5.     Interiorizzare i contenuti e condividerli, tematizzando la propria esperienza
6.     Curare la vita spirituale, attraverso la preghiera

  Occhetta ci saluta con Bertold Brecht: Il peggiore analfabeta è l’analfabeta politico. Egli non sente, non parla, né s’importa degli avvenimenti politici. Egli non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine dipendono dalle decisioni politiche. L’analfabeta politico è così somaro che si vanta e si gonfia il petto dicendo che odia la politica. Non sa l’imbecille che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il bambino abbandonato, l’assaltante, il peggiore di tutti i banditi, che è il politico imbroglione, il mafioso corrotto, il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali”.


Rosalba Famà, Benedetta Michelazzo

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